ADA GOBETTI – Si sentì più alto

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Rita Tarabusi

Nella figura di Ada Gobetti sembrano saldarsi le vicende di almeno due generazioni diverse di antifascisti. Moglie di Piero Gobetti e sua instancabile collaboratrice nelle iniziative politiche e letterarie degli anni ‘20, Ada era rimasta un punto di riferimento per l’opposizione al regime, prima prendendo attivamente parte alle iniziative di “Giustizia e Libertà” e poi partecipando alla fondazione del Partito d’Azione clandestino. Dopo l’8 settembre è entrata nelle organizzazioni partigiane assieme al figlio Paolo, il quale all’epoca era appena diciottenne. Nel dopoguerra avrebbe raccontato la sua esperienza in un Diario partigiano, scritto elaborando alcuni quaderni di appunti presi giornalmente e in una serie di racconti, tra cui quello che viene letto qui.
I testi di Ada, che sin dai primi studi avevano dimostrato uno spiccato interesse per temi pedagogici, sono rivolti principalmente ad un pubblico di adolescenti. La Guerra di Liberazione viene narrata, perciò, come avventura di ragazzi, in cui le diverse tappe del racconto corrispondono alla rivelazione progressiva di un insieme di valori fondamentali, con un tono scopertamente didascalico: non va dimenticata, però, la sua condizione di madre combattente, impegnata a condividere giorno dopo giorno i rischi della propria posizione con il figlio per renderci conto che il tema piuttosto logoro della “Resistenza come rito di passaggio” assume qui un valore tutto particolare.

S.T.

Gobetti – Si sentì più alto

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