NADINE GORDIMER, Occasione d’amore, 1963, (Feltrinelli)

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Con “ Occasione d’amore”, del 1963, NADINE GORDIMER si rivela antesignana di modalità narrative che sono progressivamente confluite nel cosiddetto “romanzo postmoderno” del nostro tempo. La ri-lettura del libro consente, dunque, di apprezzare in sincronia gli elementi stabili di una scrittura ancora debitrice alla tradizione accanto a intuizioni stilistiche o di contenuto che proiettano la scrittrice oltre il proprio tempo.
La prosa classica della Gordimer si definisce con precisione nella scelta di uno svolgimento lineare e progressivo della trama.
Nella loro casa di Johannesburg i coniugi Tom e Jessie ospitano una coppia di amici, Ann e Boaz: le loro vicende si sviluppano nell’arco di tempo che coincide con la permanenza degli ospiti in Sud Africa, chiudendo un cerchio temporale che riconduce lettore e personaggi ad un “prima”, che, nel frattempo, hanno potuto ripercorrere, valutare e sottoporre a riflessione.
In realtà, è Jessie – molto più di Tom, e assai più dei nuovi arrivati – a guardare il presente con una costante introspezione; suoi, infatti, sono i pensieri che la mente insegue senza soluzione di continuità con la sua vita presente, soprattutto riguardo alla relazione problematica con il figlio Morgan, lontano da casa ma di cui è viva la presenza attraverso gli oggetti di camera sua.
La forma e lo stile dell’autrice, che si compiacciono di lunghe descrizioni e di un periodare ampio e articolato in buona parte del libro, registrano un notevole mutamento proprio nei momenti in cui Jessie, per sua volontà o no, si ripiega su se stessa e lascia che la mente incroci il rimorso con i sogni, la verità col desiderio, il rimpianto con l’orgoglio e la determinazione. Quelli di Jessie sono monologhi interiori, una modalità di pensiero che si svolge in autonomia rispetto alla piena consapevolezza di chi perde il filo della fredda ragione. Proprio questa caratteristica di Jessie mette la donna in contrapposizione con l’altra figura femminile, quella di Ann: non tanto perché quest’ultima è giovane, frizzante e piena di vita (una vita ancora non ben chiara nella propria direzione), mentre Jessie – più matura – ha un rapporto con la società sudafricana di equilibrato realismo. Molto più perché l’occasione d’amore di Ann, finisce per consumarsi nel frivolo tradimento del marito, nella ricerca dell’esotico, in un rapporto che non si configura come <>, ma solo come una leggera opportunità.
In secondo piano restano le figure maschili, certamente per sottolineare la centralità del “femminile” nella poetica dell’autrice. E se Ann se ne riparte senza che il soggiorno abbia per nulla modificato i tratti della sua superficiale “curiosità “ verso la cultura e la razza <> (così ancora vengono designati i sudafricani), Jessie continua a evolversi di giorno in giorno e a radicare la propria esistenza entro una terra a cui per razza non apparterrebbe.
Nel pallido mondo degli uomini bianchi si staglia il personaggio di Gideon, colui che si contende con Jessie il ruolo del protagonista. Gideon è eletto da N. Gordimer per rappresentare il pensiero dell’autrice, ciò che l’autrice vorrebbe esprimere al suo lettore.
Gideon non è il negro schiavo; non è il negro che accetta la violenza morale e materiale dei bianchi; non è il negro tutta forza e privo di sentimenti. In altre parole, Gideon non si allinea allo stereotipo che il mondo occidentale ha costruito attorno al negro.
E’ piuttosto colui che – positivamente – sceglie di tentare di affrancarsi da una condizione di vita che non accetta perché non è degna di lui in quanto individuo; che è alla ricerca della sua autenticità in un mondo che mette a confronto, talvolta spietato, due facce; che sente premere le proprie radici dentro la terra ma che non può evitare di guardare oltre.
In un andamento a elastico, la trama del romanzo diviene corposa proprio al centro della vicenda, in un climax tutto dedicato a Gideon e alla sua maturazione.
L’autrice lo accompagna oltre la sua relazione con Ann, perché non è la relazione amorosa con una donna bianca che rende un negro un “uomo libero”, libero di essere se stesso, nero in una società di neri e bianchi.
C’è una vera “occasione” per ciascuno di noi, – sembra sostenere la Gordimer¬¬ – per ciascuno che voglia capire e trovare l’autentico se stesso, così come nel romanzo cercano di fare Gideon e anche Jessie, deliberatamente co-protagonisti in una storia che non induce a scegliere quale sia la razza migliore.

Sandra Tassi

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