CAPRONI – Il Natale diceva Pablo…

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Santo Pirronello

Quando si pensa agli scrittori della Resistenza il nome di Giorgio Caproni non è mai tra i primi che vengono in mente. Eppure i quasi due anni passati tra l’8 settembre e la Liberazione a Rovegno, in Val di Trebbia, sopra Genova, dove era stato colto in «congedo provvisorio» dallo sbandamento dell’esercito, furono in qualche modo decisivi nella sua biografia. Partecipò attivamente alla guerra partigiana senza prendere parte alle operazioni belliche né sparare un solo colpo, ma condividendo comunque tutti i disagi e i pericoli dei suoi compagni di lotta.
Non deve sorprendere, dunque, che la Resistenza e l’occupazione nazista abbiano lasciato una traccia indelebile nella sua opera letteraria e che anzi in una biografia povera di fatti come quella di Caproni, la guerra sia divenuta l’evento per eccellenza, l’evento assoluto, l’evento fondativo della poesia.
Accanto alle poesie Caproni ha lasciato anche scritti di prosa: cinque racconti usciti sulle riviste degli ex Partigiani nei primi anni del dopoguerra, nonché uno scritto di maggiore impegno. Si tratta di testi brevi, a metà strada tra il frammento autobiografico e la narrazione di finzione, e senza che sia possibile optare con sicurezza per l’uno o per l’altra. La voce narrante (che perlopiù é identificabile con quella dello stesso poeta) occupa la posizione di uno spettatore attonito che partecipa indirettamente agli eventi, grandi e piccoli, della vita partigiana.

S. T.

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Caproni – Il Natale, diceva Pablo…

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