Legami di sangue, legami di cuore

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Sandra Tassi

Legami di sangue, legami di cuore

Percorso tematico nel romanzo contemporaneo
pagine scelte, suggerimenti di lettura
sul tema del

FESTIVAL DELLA FIABA 2017

I testi di apertura proposti all’inizio del percorso bibliografico propongono la necessità e il bisogno dei legami – di sangue e di cuore – oltre alla loro naturale inevitabilità. Una necessità e un bisogno che emergono dalla condizione di solitudine che avvertiamo, anche in un mondo sovraffollato.

*David Grossmamn, con il suo testo di fiaba dal titolo L’abbraccio, ci toglie la possibilità di far indebita confusione tra “l’essere soli” e “l’essere unici”: è l’equivoco in cui cade il bambino (più in generale della condizione infantile), a cui la mamma cerca di far comprendere che l’unicità è il valore più prezioso di ogni essere, e pure la condizione assoluta per l’istituzione di legami di cuore.

<< Ecco, prendi te per esempio. Tu sei unico >> spiegò la mamma <<e anch’io sono unica, ma se ti abbraccio non sei più solo e nemmeno io sono più sola.>>
<< Allora abbracciami>> disse Ben stringendosi a lei.
La mamma lo tenne stretto a sé.
Sentiva il cuore di Ben che batteva.
Anche Ben sentiva il cuore della mamma e l’abbracciò forte forte.
Adesso non sono solo” pensò mentre l’abbracciava, “adesso non sono solo. Adesso non sono solo.”
<< Vedi>> gli sussurrò la mamma, <<proprio per questo hanno inventato l’abbraccio.>>

*In un testo di poesia ( che per molti versi è affine al testo della fiaba, se non altro per il significato polisenso delle parole e la struttura della frase in direzione onirica) Erri De Luca esprime il concetto del legame nell’immagine del possibile dimezzarsi e raddoppiarsi dell’uno in un Due che non vanifica ma, al contrario, esalta l’unicità.

Quando saremo due saremo veglia e sonno,
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo.
Saremo due come sono le acque, le dolci e le salate,
come i cieli, del giorno e della notte;
due come sono i piedi, gli occhi, i reni,
come i tempi del battito
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà
saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno,
uno sarà l’uguale di nessuno,
e l’unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l’universo.
Diventerà diverso.
(Erri De Luca, Opera nell’acqua, Einaudi)

*Il testo di prosa più rappresentativo della presente bibliografia è di certo il racconto lungo di Simona Vinci, Brother and Sister : il testo, infatti, introduce il tema del legame sia attraverso una struttura narrativa mimetica rispetto a quella della fiaba, sia evidenziando come la narrazione di una fiaba sia artefice, ago, e cucitura dei nodi affettivi, soprattutto nei momenti di solitudine, di paura e di buio, immancabili archetipi della fiaba tradizionale.

Cate, ti va di raccontare una storia?
Volta subito la faccia, come se si vergognasse.
Una storia … , non mi viene in mente niente, che storia vuoi?
Anche lei non lo guarda. Osserva controluce le unghie della mano sinistra, arrotondate e lucide di smalto trasparente. La paura di pochi istanti fa è sparita dal suo volto che è di nuovo rilassato e atono, acceso solo dal verde degli occhi quando le palpebre si sollevano.
Mat si illumina, la vergogna si dissolve; la sua voce adesso sembra quella di un bambino.
Una di quelle che ci raccontava sempre papà, te la ricordi quella di Biancaneve e Rosarossa, o il Piccolo sarto, oppure quella di Fratellino e Sorellina?
Ma … cos’hai stasera?
Niente … , cosa devo avere? Voglio solo sentire una storia, è grave?
No. Solo strano. E comunque, stasera è tutto strano. […]
Cate socchiude le palpebre e comincia a raccontare.
Il fratellino prese la sua sorellina per mano e disse, da quando la mamma è morta non abbiamo più avuto un’ora di bene, la matrigna ci picchia ogni giorno e se ci avviciniamo a lei, ci manda via a calci. Da mangiare ci dà solo delle croste di pane vecchio, pure il cane mangia meglio di noi.
Mat si agita sulla sedia, volta la testa verso i fratelli per un istante, poi torna a fissare lo sguardo fuori dalla finestra. La voce è bassissima, si sente appena.
Da quando la mamma è morta ancora non ho pianto.
Sono solo due giorni. Ne hai di tempo.
Bisbiglia Cate, gelata.
Dov’è andata la mamma?
Cate sospira .
Dove voleva andare da tanto tempo. […]
Allora, è già finita la storia?
Cate esita un istante, prende fiato e ricomincia a raccontare.

* Lungo il filo rosso che stiamo seguendo (quello della fiaba – intesa come esigenza di racconto – che, all’interno del romanzo, si propone come elemento di radicamento di un legame) si dispone coerentemente l’ultimo libro di Kent Haruf, Le nostre anime di notte.

Seppure senza intenzionalità evidente anche in questa opera echeggia l’atmosfera rarefatta della fiaba, che propone una storia tanto incredibile quanto emotivamente profonda, con un linguaggio che trova nella “levità” la sua connotazione più marcata.

Ne riportiamo in parte l’incipit, già significativo nella formula di esordio.

E poi ci fu il giorno in cui Addie Moore fece una telefonata a Louis Waters. Era una sera di maggio, appena prima che facesse buio. […]
Quando Louis le aprì la porta, lei disse, Posso entrare a parlarti di una cosa?
Sedettero in salotto. […]
Probabilmente ti stai chiedendo cosa ci faccio qui, disse lei.
Bè, non penso tu sia venuta per dirmi che casa mia è graziosa.
No. Volevo suggerirti una cosa.
Eh?
Si. Una specie di proposta.
Okay.
Non di matrimonio, disse lei.
Non pensavo neppure questo. […]
Sì. Insomma, adesso te lo dico.
Dimmi, disse Louis.
Mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me.
Cosa? In che senso?
Nel senso che siamo tutti e due soli. Ce ne stiamo per conto nostro da troppo tempo. Da anni. Io mi sento sola. Penso che anche tu lo sia. Mi chiedevo se ti andrebbe di venire a dormire da me, la notte. E parlare.
Lui la fissò, rimase a osservarla incuriosito, cauto. […]
Sto parlando di attraversare la notte insieme. E di starsene al caldo nel letto, come buoni amici. Starsene a letto insieme, e tu ti fermi a dormire. Le notti sono la cosa peggiore, non trovi?


Dunque, con Haruf, possiamo dire che i legami (legami di cuore, legami di sangue) si istituiscono e si consolidano attraverso la narrazione. Le parole. I ricordi.
Ricordi? è il titolo di uno dei racconti inclusi nell’ultima pubblicazione dell’autrice israeliana Savyon Liebrecht, Perle alla luce del giorno.
Ancora una volta, è dall’incipit che si evince il significato emblematico del testo.

Quanto più le memorie dell’infanzia si allontanavano tanto più Dina e Shula si spronavano a vicenda a ricordare, come chi mette in salvo oggetti preziosi da lingue di fuoco.
<< Ricordi che ….
<< Ricordi che …
<< Ricordi che …
L’aria carica di luce dorata da un orizzonte all’altro si muoveva in onde di uno splendore accecante che sfumavano in un giallo acceso riflettendo il colore delle dune, quello dello scettro regale fatto con un manico di scopa avvolto nella carta stagnola e quello delle corone sulle teste dei cinque bambini seduti ai piedi di Dina, che la fissavano con sguardi adoranti.
Lei, seduta in perfetto equilibrio in cima alla duna con le gambe accavallate, si sbirciava allo specchio il viso truccatissimo e la corona d’oro posata sui riccioli.

Di segno contrario pare essere il punto di vista che la scrittrice Yasmina Reza (oggi la più nota drammaturga, scrittrice e sceneggiatrice francese) esplicita in Babilonia, edito di recente da Adelphi. Ecco di seguito il passo esemplificativo.

Chi può dirsi al sicuro? Tutto è incerto. E’ la condizione stessa dell’esistenza. Come se non bastasse, quelli del programma ( della televisione n.d.r.) si preoccupavano dell’indebolimento del legame sociale. Neoliberismo e globalizzazione, queste due calamità, impediscono di “creare legame”.
Mi sono detta. Stasera tu, nel tuo appartamento di Deuill’ Alouette, crei legame. Accendi le candele, sistemi i cuscini per i tuoi invitati, hai messo in fresco delle tortillas alle cipolle e adesso ti spalmi in viso la crema con dei movimenti circolari verso l’alto come prescritto. Dai una botta di giovinezza all’esistenza (…)
Quando ero giovane, non si diceva “ creare legame”, non so a quando risalga questo singolare. Né cosa voglia dire; il legame ridotto alla sua astrazione non ha alcun valore in sé. E’ l’ennesima espressione vacua.

Dunque, la questione del se, come e quando, o in che circostanze, o a quali condizioni sia possibile o no tessere legami, annodarli oppure scioglierli, pare essere un <<problema aperto>> nella attuale civiltà globalizzata, in una società demograficamente sovraffollata ma in cui riemerge il sentimento atavico della solitudine.

Di grande interesse, quindi, il tema del FESTIVAL DELLA FIABA 2017, a cui portiamo il nostro contributo bibliografico con l’intento di creare interesse sul suo leit motiv, se non addirittura spunti per ulteriori riflessioni.

E.De Luca, Due
D. Grossman, L’abbraccio, Mondadori
S.Vinci, Brother and sister, Einaudi

– LEGAMI DI CUORE, rapporti d’amore

D. Grossman, Che tu sia per me il coltello, Mondadori
D.Grossmann, A un cerbiatto somiglia il mio amore, Mondadori
K.Haruf, Le nostre anime di notte, NNE
S.Marai, Le braci, Adelphi

– LEGAMI DI CUORE, l’amicizia

H. Hesse, Narciso e Boccadoro
T. Jansson, Fair play, Iperborea
D. Grossmann, Qualcuno con cui correre, Mondadori

-LEGAMI DI CUORE, con il diverso

J. Stainbeck, Uomini e topi
M. Mazzucco, Io sono con te, Einaudi

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– LEGAMI DI SANGUE, rapporti inter-familiari

A. Ernaux , L’altra figlia, L’orma
A. Ernaux, Memoria di ragazza, L’orma
D. Di Pietrantonio, L’arminuta, Einaudi
C. Abate, Il ritorno del padre, Sellerio
A. Schrobsdorff,Tu non sei come le altre madri, E/O
H. Shcneider, Lasciami andare madre,
S. Ebadi, La gabbia d’oro, BUR
Adonis, Storia lacerata nel corpo di una donna, Guanda

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LEGAMI DI SANGUE E DI CUORE , identità e radici

F. Azevedo, Il riso di zia Palma, Mondadori
P. Cognetti, Le otto montagne, Einaudi
C. Abate, Tra due mari, Mondadori
M. Axelsson, Io non mi chiamo Miriam, Iperborea
S. Liebrecht, Perle alla luce del giorno, E/O
S. Liebrecht, Mele dal deserto, E/O
A. Ernaux, Gli anni, L’orma
Yasmina Reza, Babilonia, Adelphi

Sandra Tassi

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